sabato 11 aprile 2009

L'Aquila: parte l'inchiesta sugli edifici moderni crollati nel terremoto


Adesso è il momento di guardare in faccia la nostra San Giuliano, il crollo apparentemente assurdo della casa dello studente dell’Aquila, nel quale hanno trovato un’orrenda morte undici universitari fuori sede. E’ il più grave tra i disastri su cui la procura della Repubblica ha deciso di indagare, convinta che la fatalità non sia l’unica chiave di lettura per il paesaggio lunare offerto dal fianco sud della collina aquilana. Il fascicolo aperto dal procuratore Alfredo Rossini ipotizza due reati: disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Sia pure in mezzo a difficoltà operative enormi, il lavoro investigativo è già decollato con le prime acquisizioni di atti e con la richiesta di consulenze tecniche sulle macerie del San Salvatore, della palazzina civile di via Venti Settembre e della casa dello studente. A questi primi obiettivi si aggiungeranno, via via, tutti gli altri casi in cui i tecnici di vigili del fuoco e protezione civile rileveranno elementi di dubbio. Ma ieri, l’ordine di raccogliere ogni elemento utile all’indagine è arrivato con un fax ai comandi di polizia, carabinieri e guardia di finanza.
Guarda invece al futuro un lavoro investigativo preventivo che il procuratore Rossini ha avviato in qualità di capo della direzione distrettuale antimafia, dopo contatti con la procura nazionale. E’ quello che i magistrati chiamano un ”faro acceso” sulla ricostruzione post terremoto. L’inchiesta preventiva mira a evitare l’inquinamento del fronte imprenditoriale che sarà coinvolto nell’immane opera di ricostruzione del tessuto urbano dell’Aquila. Si punta a costruire un argine alla criminalità organizzata, allettata dal business della ricostruzione; si punta a imbrigliare gli sciacalli del cemento, gli speculatori che forse hanno avuto un ruolo in molti dei lutti di questi giorni. La procura nazionale antimafia metterà a disposizione dei magistrati aquilani la sua preziosissima banca dati sulle imprese controllate da mafia, ’ndrangheta e camorra. Sotto controllo soprattutto i clan campani che hanno già consolidato avamposti nel territorio abruzzese, dalla Marsica alla provincia di Chieti, al Pescarese. La fretta invocata dalle popolazioni terremotate non sarà complice di nuove speculazioni e nuovi fattori di rischio.
La procura è anche pronta ad ascoltare testimoni come la studentessa di Celano Carmela Tomassetti, che dice di aver abbandonato la casa dello studente dopo le scosse del 31 marzo, allarmata da una profonda crepa al secondo piano, più volte segnalata agli organi tecnici dell’azienda del diritto allo studio. «In casi del genere - precisa però il procuratore Rossini - occorrerà procedere con molta misura. E’ principalmente il dato tecnico che può dirci se il crollo degli edifici più moderni, accanto alla devastazione del patrimonio storico architettonico della città, è da ricondurre a responsabilità umane». Una conferma del ruolo strategico rivestito, in questa indagine, dal corpo dei vigili del fuoco. Il lavoro di consulenza si svolgerà parallelamente alle verifiche tecniche sulla stabilità degli edifici lesionati. Ad operare, a partire dai prossimi giorni, saranno team di tre tecnici, uno della protezione civile, uno dei vigili del fuoco e un civile. In tutto, circa cinquecento equipe pronte a setacciare il territorio aquilano distrutto dalla scossa delle 3,32. Man mano che emergeranno elementi di sospetto, sulla qualità dei materiali, sulle tecniche di costruzione, sul rispetto dei progetti e sulla compatibilità geomorfologica, i vigili del fuoco riferiranno alla procura. Più complicato sarà confrontare i risultati tecnici delle perizie con il materiale documentale in possesso degli enti pubblici. L’ufficio urbanistico del Comune, ad esempio, è stato raso al ruolo.

2 commenti:

  1. Il nosocomio San Salvatore era sconosciuto al catasto e non ha mai avuto l'agibilità.

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  2. Alcune ex attrici hard, ora in pensione, quando hanno sentito il nome del procuratore dell'Aquila si sono improvvisamente ricordate di lui: Alfredo Rossini, infatti, era stato per oltre due decenni un sostituto procuratore attivissimo nella lotta contro la pornografia. Ora si occupa delle conseguenze drammatiche del terremoto che ha colpito l'Abruzzo, ma Rossini in passato ha messo a ferro e fuoco la cinematografia a luci rosse.
    Era l'incubo di registi e star dell'hard, Rossini: come si può leggere nella “bibbia” del settore, il libro di Andrea Di Quarto e Michele Giordano “Moana e le altre. Vent'anni di cinema porno in Italia”, il magistrato (che all'epoca, anni Ottanta, era il responsabile dell'ufficio spettacoli e stampa della Procura di Roma) «fece persino fermare la pornostar Karin Schubert con produttori al seguito su un set di un film che si girava ai Castelli Romani».
    La «commercializzazione di materiale osceno» e la «violazione del comune senso del pudore» erano i suoi cavalli di battaglia, che gli permisero di conoscere Riccardo Schicchi, Ilona Staller (Cicciolina).

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