lunedì 13 aprile 2009

Tutti spioni con il cellulare che “ruba” e “ricatta”


C’è chi lo porta appeso alla cintura e chi ha una fondina sotto l’ascella; chi ne ha due, come nel Far West, e chi lo usa con il silenziatore. E fin qui siamo nella normalità. Ma c’è anche chi lo usa come un’arma vera e propria. Di ricatto, di spionaggio, di pressione psicologica. Persino di rapina. Del tipo: ti mando un sms criptato e mi copio la tua rubrica telefonica; ti chiamo e il tuo telefono diventa una microspia: mi dice dove sei sulla mappa di Google, mi fa ascoltare cosa stai dicendo in quel momento e cosa dicono i tuoi interlocutori. E anche se cambi scheda telefonica non riesci a seminarmi: il tuo apparecchio mi avvisa, e ti seguo ovunque prenda il segnale. Anche negli Stati Uniti, persino in vacanza alle Maldive.E’ sulla telefonia mobile che si combatte l’ultima battaglia di legalità, almeno per Francesco Pizzetti, il Garante della Privacy, che ha appena scoperto che l’Italia è piena di spioni fai-da-te che devono essere regolamentati. Gli ispettori di Pizzetti hanno messo insieme un dossier gigantesco sul fenomeno dei telefonini-spia, del quale si sta occupando anche il Copasir, il comitato di controllo sull’intelligence. E adesso, dopo averne valutato la portata, il Garante esce alla scoperto e chiede l’istituzione di un registro nazionale, come quello previsto per le armi, nel quale annotare tutti coloro che acquistano e ricevono uno di questi marchingegni da James Bond. Il giro di vite, spiegano all’Ufficio del Garante, è reso ancora più urgente dalle novità che sono emerse nel corso di un’audizione del Copasir di qualche giorni fa, quando l’amministratore delegato di un colosso mondiale delle telecomunicazioni ha rivelato l’esistenza di un nuovo sistema per rubare dati e informazioni attraverso le celle della telefonia mobile: «Abbiamo appreso - spiega il professor Pizzetti - che esiste una tecnologia che consentirebbe tramite invio di un sms di infettare qualsiasi telefonino, acquisirne i dati, localizzarne la posizione e controllarne l’attività. Noi dell’Autorità Garante, peraltro, eravamo già a conoscenza che nei negozi e anche sul web sono in vendita software che possono consentire di utilizzare telefoni cellulari come microspie». La portata della prima rivelazione, quella degli sms-pirata che violano i telefonini, è decisamente inquietante. Soprattutto se si tiene conto che non è necessario essere un hacker per venire in possesso del numero di cellulare di chiunque: «Gli addetti ai lavori lo fanno abitualmente - spiega Andrea Pedicone, detective privato e fiduciario dell’Associazione Nazionale Forense - Esistono persone che lo fanno di mestiere sul web: vendono informazioni e i numeri di telefono cellulare di qualsiasi utente, italiani compresi». Provare per credere: basta cliccare su http://ahearnsearch.com/europeanphonereversal.aspx con duecento dollari in tasca; e si possono ottenere i numeri telefonici a piacimento. In realtà occorre anche una certa predisposizione all’illegalità, perchè il sito avverte (in lingua inglese) che nonostante il commercio di certe informazioni sia vietato in molti paesi, loro riescono comunque ad ottenerle e a metterle a disposizione di chi ha il denaro per acquistarle. Un discorso a parte merita lo spionaggio industriale, con la corsa delle grandi aziende a blindare i segreti delle proprie produzioni. Anche andando a caccia dei dipendenti infedeli, grazie ad apparecchiature di nuova generazione in grado di registrare tutte le conversazioni che passano attraverso un centralino e di archiviarle in formati digitali compressi sul server aziendale.Per Francesco Pizzetti è arrivato il momento di regolamentare il tutto, anche perchè (vedi intervista in questa stessa pagina) sempre più spesso la raccolta di informazioni rischia di portare alla sbarra investigatori privati o professionisti del mondo forense: «Si tratta di un fenomeno allarmante - dice il Garante - perchè vengono messi in vendita strumenti che possono essere usati in modo lecito, se ad esempio c’è l’accordo tra due possessori di telefonini spia, oppure in modo illecito, per spiare un ignaro possessore di questo tipo di apparecchio. E’ il classico uso del martello che può essere usato per schiacciare un chiodo o per rompere una testa». Il Garante non ha dubbi: «Occorre un registro, come si fa per chi acquista un’arma da fuoco, per avere consapevolezza su chi detiene questi software e per controllarne l’uso che se ne fa. Ed è il caso che il legislatore provveda al più presto».massimo.martinelli@ilmessaggero.it

2 commenti:

  1. Vorrei ricordare al sig. Martinelli autore dell’articolo pubblicato sul messaggero di Roma che la Guardia di Finanza di Vicenza ha denunciato 420 persone, in tutta Italia. Avevano venduto o acquistato e utilizzato un software inserito nei cellulari che permetteva di spiare sms e chiamate. I finanziarie hanno sequestrato i telefonini e altro materiale informatico.

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  2. investigatori privati..... bella gente,vere spie al servizio di chi paga meglio.

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